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Cacho Caselli, dai golpisti al Pdl - di Eleonora Martini su Il Manifesto del 13/03/2008

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Personaggi neri in Italia ed eminenze grigie all'estero. L'elenco dei candidati "discussi" presentati dal Popolo delle libertà si allunga se si vanno a sbirciare le liste presentate dall'altra parte dell'Atlantico, agli italiani residenti in terra argentina per il voto nella circoscrizione estero. Dopo Ciarrapico, il fascista, spunta ora il nome di Esteban Juan Caselli, detto «Cacho», ma anche «il vescovo» per le sue frequentazioni. Ex ambasciatore argentino in Vaticano durante il governo di Menem dal '97 al '99 e funzionario durante la dittatura dei generali Viola e Bignone, nel giugno del 1997 Caselli fu accusato dall'ex ministro dell'economia, padre liberista della moderna finanza argentina Domingo Cavallo di aver costituito «una rete di protezione giuridica che dava appoggio locale agli autori dell'attentato contro la sede dell'Associazione di mutua assistenza israelo-argentina (Amia) di Buenos Aires» avvenuto il 18 luglio 1994 e che causò la morte di un'ottantina di persone e il ferimento di un centinaio. A ricordarlo è stato ieri Luciano Neri, uno dei responsabili del Coordinamento nazionale del Pd per gli italiani nel mondo, che ha chiesto a Berlusconi di ritirare dalle liste il nome di «Cacho» per «favorire candidature etiche». L'ex ambasciatore Caselli due giorni fa avrebbe anche rivelato al quotidiano argentino Critica di avere avuto l'offerta del seggio al Senato «da Berlusconi in persona».
«Sulla cospicua eredità che gli avrebbe lasciato un ufficiale dell'aviazione militare, Miguel Cardalda, di cui era autista - racconta Luciano Neri - sono state riempite pagine e pagine da giornalisti e scrittori fra i quali l'attuale deputato Miguel Bonasso, autore di "Don Alfredo", e Olga Wornat, autrice di Nuestra Santa Madre». In patria parlano di un patrimonio accumulato che si aggirerebbe attorno agli 800 milioni di dollari. «L'ex ministro Cavallo - continua Neri - ha esplicitamente incluso l'aspirante senatore italiano Caselli in una "mafia" legata ad Alfredo Yabran, personaggio collegato tra l'altro all'uccisione di Josè Luis Cabezas, fotografo del settimanale politico argentino Noticias. Yabran, attualmente scomparso, è stato considerato anche "prestanome eccellente" dell'ex presidente Menem». I rapporti personali tra Menem e «il vescovo», come lo chiamavano i giornali di opposizione, si sono deteriorati quando è esploso l'affaire del traffico d'armi vendute illegalmente alla Croazia durante la guerra con la Serbia e all'Ecuador durante il conflitto con il Perù. Le indagini coinvolsero anche al Casa Rosada e, grazie alla testimonianza di Caselli, coinvolto nell'inchiesta, il presidente Menem finì agli arresti. «Cacho», vicino al cardinale Angelo Sodano, ha buoni rapporti con la parte più conservatrice della chiesa argentina e pessimi con i più progressisti perché nel suo tessere legami tra la Casa Rosada e il Vaticano ha spesso accuratamente tenuto fuori molti vescovi locali. Come nel '98, quando durante la visita di Giovanni Paolo II a Buenos Aires organizzò solitariamente l'ennesimo incontro tra il Papa e il presidente. Il suo circolo di potere non è estraneo al siluramento di molti vescovi progressisti: l'ultimo, Maccarone, sarebbe stato "fatto fuori" consegnando direttamente al Vaticano il video di un rapporto sessuale tra il vescovo e un giovane ragazzo. Senza dubbio, insomma, un'altra candidatura che «serve» al Cavaliere «per vincere». Anche se, a ben guardare, il personaggio è visto come fumo negli occhi dall'attuale governo di Cristina Kirchner che probabilmente farà di tutto per contrastare la candidatura.
Ma le sorprese nelle liste dei candidati del Pdl riservati ai 3.649.000 italiani iscritti alle liste dell'Aire, non finiscono qui. Nella ripartizione Europa ad esempio - una delle quattro in cui viene ripartita la circoscrizione estero secondo la legge Tremaglia - il deputato uscente Massimo Romagnoli, proveniente da Glyfada, una delle zone residenziali di Atene, il cui nome fino a un mese fa era addirittura indicato come papabile ministro degli italiani all'estero in caso di vittoria del Pdl, è stato relegato invece al decimo posto della lista per la Camera. Al suo posto come capolista c'è invece il leghista Giuseppe Learco Plebani, già candidato alle scorse elezioni senza alcun successo. Nel centrodestra parlano di «errore», ma forse confidano nel fatto che all'estero gli elettori possono indicare la preferenza, vigendo per la Camera il sistema strettamente proporzionale. Di certo dovranno fare i conti anche con l'Udc che nella ripartizione America settentrionale presenta alla camera lo statunitense Massimo Seracini, che potrebbe sedurre l'elettorato cattolico fedele al deputato uscente Salvatore Ferrigno, inspiegabilmente non riconfermato nel Pdl.
D'altra parte la sorpresa che riservarono gli italiani residenti all'estero alle elezioni politiche del 2006 nessuno l'ha dimenticata. Perciò nessuno vuole perdere l'occasione di un voto che potrebbe ancora una volta risultare decisivo. Eppure in entrambi gli schieramenti le previsioni più gettonate danno una sostanziale parità, 6 deputati. Voce però già circolata anche nel 2006, fino al clamoroso risultato che vide l'Unione aggiudicarsi otto deputati e quattro senatori contro i quattro e uno del Polo. L'errore allora fu tutto della coalizione di centrodestra che non riuscì a tenere a bada il senatore Mirko Tremaglia e la sua personale lista. La tenuta della coalizione di centrosinistra invece premiò l'Unione anche se, con la vittoria in tasca, i democratici rivendicavano di aver semplicemente raccolto quanto seminato in «trent'anni di lavoro con gli emigranti italiani nel mondo». Il panorama questa volta è completamente diverso, più simile a quello delle altre circoscrizioni. «Eppure se non si riconosce la specificità del voto all'estero non capisci nulla di come andranno queste elezioni», spiega Norberto Lombardi, altra colonna portante del Coordinamento Pd italiani nel mondo. Loro, dicono, ci hanno provato a fare un accordo con le altre forze di sinistra: «Potevamo giocare un'asimmetria politica all'estero, fermo restando la specificità italiana», spiega Lombardi. Non ci sono riusciti. E così oggi i loro candidati sono "minacciati" dalla presenza delle liste della Sinistra arcobaleno (che non si presenta in Nordamerica), di Sinistra critica (solo in Europa), ma anche e forse soprattutto da quelle di Luigi Pallaro e Ricardo Merlo in Sudamerica. In particolare, a turbare i sogni dei democratici è la lista Movimento Associativo Italiani all' Estero, l'ultima invenzione dell'argentino Merlo, il candidato più votato in tutta la circoscrizione durante la scorsa tornata elettorale, quando era capolista alla camera sotto il simbolo di «Pallaro senador». I due hanno litigato forse perché in Pallaro ribolle un'anima troppo conservatrice. Nelle liste di Merlo c'è una candidatura importante, quella più inquietante per il Pd: l'argentina Mirella Giai, che nel 2006 era capolista al senato per l'Unione e in un primo momento venne data per eletta. Nel riconteggio finale però venne scavalcata per pochi voti dal brasiliano Edoardo Pollastri (confermato quest'anno dal Pd, in coppia con la deputata uscente di Caracas Mariza Basile). La cosa non andò giù a Mirella Giai e così, dopo aver tentato inutilmente ricorso, ora ha deciso di passare alla concorrenza. Per il resto, le liste dei democratici non riservano grandi sorprese: tante riconferme e una sola new entry, la 29enne di Johannesburg Romina Crosato. Molto malumore invece per l'esclusione in Nord America del deputato Giovanni Rapanà, di Montreal, che alle scorse elezioni aveva ottenuto più voti di Gino Bocchino, canadese anche lui ma di Toronto, confermato capolista alla camera. Malgrado il tempo decisamente tiranno in questa tornata elettorale, anche la Sinistra arcobaleno ce l'ha fatta a presentare le liste quasi ovunque. In Europa ripropongono il deputato verde uscente Arnoldo Casola, mentre in Sudamerica puntano su esponenti dell'estrema sinistra uruguaiana, venezuelana, brasiliana e argentina. Infine al senato in Oceania, l'australiano Giovanni Sgrò, storica figura di lotte contadine. Un nome d'eccezione.
 


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